martedì 5 ottobre 2010

a chi parlare di queste cose?

Scriverò un po' serio. Me ne perdonerai?

Sono tornato a casa solo ora. Doccia tra piastrelle mute. È notte.
Un lungo viaggio in macchina, dopo aver spento la telecamera, dopo essere sceso da un palco.
Essere l'immagine o dipingerla, non resta che prendere pioggia sulla schiena.
L'acqua a tamburellare sul parabrezza e deformare le fronde nere degli alberi ai lati della strada.
Il verde e il grigio bluastro nell'asfalto arancione, e ti ritrovi sulla faccia silenziosi sorrisi che celano idee.
Sceneggiature che non esistono.
Scrivere e riscrivere. Tutta una vita in appunti a pennarello.
Parole semplici che scorrono sul cruscotto come canzoni alla radio.
Canzoni di un'estate lontana; ti volti e il sedile accanto al tuo è vuoto.
Voler mandare un sms a qualcuno, per poter condividere questi versi che verranno inghiottiti da palpebre che si chiudono.
Ma chi potrebbe capire? (e quali parole potrebbero esprimerlo?)
“Words are flying out like endless rain into a paper cup”...
Malinconia e lontananza. La presenza di una mancanza.
Ed è questo vuoto che non devi riempire, ma contemplare.
Perché niente cambierà il mio mondo...

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